Palermo è una città dai mille contrasti e dalle mille contraddizioni. Da un lato c’è la sua anima pop, quella che si respira negli antichi mercati del centro storico, colorata e caotica. Dall’altro c’è quella raffinata, sofisticata ed elegante, ereditata dalle grandi famiglie siciliane, prima tra tutte, quella dei Florio. Tra i gioielli lasciati dalla famiglia Florio spicca Villa Igiea, storico hotel di lusso, che si trova nella borgata marinara dell’Acquasanta.
Villa Igiea, capolavoro dell’arte Liberty, è il simbolo di questa Palermo. Un luogo incantato, sospeso nel tempo, dove regnano l’arte, la bellezza e la classe. Un edificio di immenso valore storico e culturale, che dal 1900 (anno della sua inaugurazione) ha accolto l’élite italiana ed internazionale fino ai giorni nostri: sovrani, politici, letterati, attori di fama internazionale ed artisti.
La struttura venne costruita alla fine dell’ottocento e nacque come residenza privata dell’ammiraglio inglese Cecil Domville, in stile neogotico. In un secondo momento, venne acquistata da Ignazio Florio, che ne affidò la ristrutturazione all’architetto Ernesto Basile, mentre le decorazioni furono eseguite da Ettore De Maria Bergler ed il mobilio fu realizzato da Vittorio Ducrot nello stile floreale. Il nome Igiea gli fu dato proprio da Ignazio Florio, in onore della figlia.
Il complesso monumentale gode di una posizione privilegiata, infatti, si trova a picco sul mare nel meraviglioso golfo di Palermo e nasconde al suo interno anche un delizioso giardino esotico e le rovine di un tempio.
La storia di Villa Igiea è indissolubilmente legata a quella della famiglia Florio ed in particolare alla figura di Donna Franca Florio, esponente dell’aristocrazia siciliana e moglie di Ignazio Florio. Una donna diventata leggenda. Colta ed affascinante, è considerata un’icona della Belle Epoque, capace di ammaliare personaggi di spicco come Gabriele D’Annunzio ed il Kaiser Guglielmo II.
Ancora oggi, dopo più di un secolo dalla sua apertura, la Villa conserva tutto il suo fascino e la sua bellezza appare immutata, come se il passare del tempo non l’avesse in alcun modo sfiorata.
Già dall’esterno, una volta varcato il cancello d’ingresso, ci si sente catapultati in un’altra epoca e lo spettacolo del golfo illuminato dalle luci serali è mozzafiato. Gli ambienti interni sono sfarzosi, caratterizzati da affreschi, dipinti, tessuti sontuosi e luci sfavillanti.
L’accoglienza è garbata, attenta e puntuale ed il personale di sala ti segue costantemente senza, però, essere invadente. Abbiamo avuto il piacere di conoscere Vito Giglio, General Manager dell’hotel che da dieci anni guida, egregiamente, lo staff con l’obiettivo di offrire agli ospiti un soggiorno indimenticabile.
L’hotel, oggi, dispone di tre ristoranti e di una cantina, realizzata chiudendo uno dei tanti passaggi sotterranei presenti nella struttura e risalenti all’epoca della costruzione dell’edificio.
Noi ci siamo recate al lounge bar Des Arcades per provare il loro aperitivo. Marmo, pareti affrescate, luci soffuse: l’ambiente è regale ma caldo ed accogliente. Il tempo non era dei migliori quindi ci siamo accomodate nella parte interna ma grazie alle vetrate avevamo comunque una splendida vista mare, infatti, la sala ha una terrazza esclusiva sul mare.
Non c’è una vera e propria formula aperitivo, si ordina da bere e la bevanda viene accompagnata da appetizers che cambiano di volta in volta. Laura ha bevuto un Luxury Margarita (Tequila Don Julio Reposado, cointreau, succo di lime, sale rosa dell’Himalaya) e dopo ha provato per la prima volta il Pimm’s, un long drink a base di ginger ale che si caratterizza per il sapore fresco e profumato. Con il suo fascino tipicamente british, questo cocktail ha letteralmente conquistato Laura! (Grazie per il suggerimento ;).
Mentre Roberta, che come oramai sapete è un’amate delle bollicine, ha scelto uno Champagne Apanage Brut Rosé Pommery. Questo champagne nasce dalle tre diverse uve tipiche del terroir dello Champagne, chardonnay, pinot noir e pinot meunier che insieme danno vita ad un Brut strutturato ma, al contempo, fresco. Alla vista, si presenta con un insolito colore giallo ramato. Al naso rivela note di frutti rossi e di agrumi, al palato, invece, è equilibrato, leggermente acido e morbido. Ha un perlage persistente e molto fine.
Il tutto è stato accompagnato da piccoli panzerotti ripieni di pomodoro e mozzarella, involtini di pasta fillo farciti con verdure miste, arancinette, cucunci (sono i fiori del cappero), olive condite con aglio e olio, pomodori secchi, mandorle tostate e crostini di pane e ancora, cannolo croccante con mousse di caponata e mandorle, filetto di sgombro in “insalata pantesca”, tocchetto di tonno pinna gialla con cipolla rossa in agro e gelato ai ricci di mare e cialdina di pane soffiata. Tutto squisito, un aperitivo diverso dal solito che punta tutto sulla qualità e non sulla quantità, ogni assaggio è costruito con attenzione e cura anche nell’impiattamento che è incantevole. Quando si decide di andare in un posto come Villa Igiea si hanno aspettative molto alte che in questo caso non sono state deluse, anzi superate. Le posate d’argento, i tovaglioli di stoffa ricamati con il merletto, il servizio impeccabile: qui non si tratta di “fare un aperitivo” ma di lasciarsi viziare, sospendere momentaneamente la vita quotidiana e concedersi un’esperienza fuori dal comune.
Inebriate dall’atmosfera che si respirava abbiamo deciso di fermarci anche per cena per provare la cucina del loro chef Carmelo Trentacosti. Di origini siciliane ma nato in Germania, pone alla base della sua cucina semplicità, rispetto per le materie prime, stagionalità e tradizione, rivisitata con estro e maestria.
Iniziamo con “Terra d’amare”, riso carnaroli, plancton, formaggio di capra Girgentana a latte crudo, ricci di mare e mandarino verdello del giardino di Villa Igiea: terra e mare per un risotto che racchiude i sapori forti della Sicilia, quello del mare e quello agrumato del mandarino, esaltati dalla nota lattica del formaggio di capra e sapientemente serviti in una veste raffinata.
Come secondo è la volta del “Baccalà a ghiotta”. Baccalà Morro extra, pomodorini, foglie di capperi di Pantelleria e patate, olio Extravergine monocultivar Grignan. La più tradizionale, tra le pietanze che abbiamo provato, la sicilianità in un piatto. Le foglie di capperi, il pomodorino, il caviale di olive nere, creano un gusto intenso, sincero e verace.
E ancora la “Triglia a beccafico” (Roberta l’ha adorata). Rivisitazione della classica sarda a beccafico, con crudo di scampo, ristretto di pomodorino di Pachino, asparagi di mare e spinacino. Il punto di partenza è la tradizione che viene arricchita da un tocco asiatico tramite la leggerissima panatura. Un piatto complesso che comprende varie consistenze: la croccantezza della triglia, la morbidezza del crudo di scampi, la cremosità del ristretto di pomodorino; e diversi sapori: salato, dolce, terroso. Le potenzialità della triglia vengono espresse in maniera eccelsa in questo piatto che contiene l’essenza stessa del mare. Ed è proprio nel mare che torna il pesce, servito su uno splendido piatto blu.
Finiamo con il dolce “Cado dalle nuvole”, crumble al cioccolato, gelato alla manna, bavarese di mirtilli, mousse di basilico e frutti rossi. Anche qui si gioca con le consistenze, per un dolce non dolce che sorprende per la sua freschezza e vitalità.
Colori vivaci, contrasti forti ed una spiccata eleganza compongono la cifra stilistica dello chef che realizza piccoli capolavori d’arte culinaria.
Per accompagnare la cena abbiamo scelto “La segreta” bianco di Planeta, un blend di Grecanico, Chardonnay, Viognier, Fiano. Si tratta di un vino fresco e giovane. Ha un colore giallo con leggeri riflessi verdolini, profuma di agrumi e frutta, perlopiù a polpa gialla, ed all’assaggio si rivela equilibrato e fine.
Chiamare cena quest’esperienza sarebbe riduttivo. Questo è stato un viaggio enogastronomico e culturale nella magnificenza e nel lusso discreto di una realtà che rappresenta parte della storia della Sicilia e dell’Italia.
Villa Igiea si conferma una garanzia di qualità ed eccellenza Made in Sicily.