Altra trasferta per noi che questa volta siamo andate fino all’estremo nord della penisola alla ricerca dei migliori produttori di vino e di cibo, dall’Italia e dal mondo. Di preciso ci siamo spostate a Merano (Trentino Alto Adige) in occasione del Merano Wine Festival.
Un evento iconico, simbolo di qualità, eleganza e ricercatezza. Il Merano Wine Festival, nato nel 1992, è stato il primo evento in Europa ad orientarsi verso l’eccellenza assoluta dei produttori coinvolti ed a scegliere una location esclusiva e raffinata. I vini esposti durante la manifestazione vengono accuratamente selezionati dall’organizzazione e non rappresentano solo le migliori cantine ma addirittura i migliori vini delle stesse. Far parte delle aziende partecipanti al Merano Wine Festival è un riconoscimento non solo a livello nazionale ma mondiale.
Sulla Passeggiata Lungo Passirio, una delle più famose di Merano, accanto al Teatro Puccini sorge il luogo che da sempre ospita il festival, il Kurhaus. Costruito nel 1874 da Josef Czerny, ristrutturato e ampliato tra 1912 e 1914 dall’architetto viennese Friedrich Ohmann, è uno dei simboli della città altoatesina ed uno dei capolavori in stile liberty più famosi di tutta l’area alpina. Ben 13 le sale attraverso le quali si snoda un viaggio sensoriale nel mondo del vino che culmina nella sala principale, la maestosa Kursaal. Il soffitto a volta, le ampie superfici vetrate sulle facciate e sul tetto che pervadono di luce naturale la struttura, le grandi porte finestrate danno accesso diretto alla terrazza sud e alla passeggiata. Possiamo senza dubbio definirlo un luogo incantevole, di immenso fascino e bellezza.
Torniamo al festival. Il Merano Wine Festival non è solo un evento ma un luogo di incontro e di scambio tra produttori e consumatori, addetti ai lavori ed opinion leader ed è stato, inoltre, il primo a realizzare un percorso sensoriale con un unico calice, ed il primo evento in assoluto denominato WineFestival. Grande spazio è dedicato anche al settore che più ha attirato l’interesse negli ultimi anni, ovvero quello dei vini biologici, biodinamici, naturali, orange e PIWI (vitigni resistenti alle malattie). Il Merano Wine Festival è esposizione e degustazione di eccezionali prodotti enogastronomici ma anche masterclasses ed eventi paralleli.
Oltre all’area dedicata ai vini c’è anche la Gourmet Arena. Un’esposizione dedicata alla gastronomia, alle birre ed ai distillati. Dopo aver fatto una panoramica del Merano Wine Festival passiamo al racconto di quella che è stata la nostra esperienza.
Iniziamo proprio dal vino. Le cantine presenti erano tantissime quindi abbiamo deciso di seguire una linea per parlarvene e selezionarle. La nostra linea guida è stata la scoperta dei vitigni autoctoni delle varie regioni. Finalmente negli ultimi anni stanno avendo il giusto rilievo e noi che come sapete amiamo sottolineare l’unicità di ogni territorio ne siamo molto felici.
La prima azienda che abbiamo incontrato è stata Castiglion del Bosco; dalla Toscana con furore, abbiamo degustato il loro fantastico Gauggiole Rosso di Montalcino DOC 2016, un Sangiovese in purezza. L’uva dopo essere stata raccolta a mano, subisce vari passaggi: prima viene raccolta in vasche di accaio inox per 6 mesi; dopodichè posta 18 mesi in botti di cemento e per finire, completa l’affinamento di 4 mesi nella bottiglia. Uno splendido rosso rubino per un vino che si rivela fresco, versatile, armonico ed estremamente fine.
Rimaniamo in Toscana con il Pian del Ciampolo 2017 di Montevertine. Sangiovese 90%, Canaiolo 5% e Colorino 5% per il loro vino più semplice ed adatto ad ogni occasione che matura per un anno in botti di rovere di Slavonia. Rubino trasparente, sprigiona profumi di ciliegia, di viola e di spezie con richiami terrosi; al palato è corposo, intenso, fresco.
Il Sangiovese è un vitigno italiano toscano a bacca nera, tra i più diffusi. È negli uvaggi di alcuni dei vini più prestigiosi d’Italia come il Chianti Classico ed il Vino Nobile di Montepulciano. Le varietà sono molte e si differenziano per le caratteristiche organolettiche.
Ancora in Toscana per un altro Sangiovese 100%, stavolta parliamo della cantina Vecchie Terre di Montefili, siamo nel cuore del Chianti Classico con questo Vigna Vecchia Gran Selezione 2015 DOCG. Prodotto con uve proveniente da un’unica vigna è una produzione limitata. Subisce un affinamento di 26 mesi in rotazione tra botti da 30hL e botticelle da 10hL ed altri 8 mesi (minimo) di affinamento in bottiglia. Alla vista manifesta un rosso rubino intenso mentre al naso esprime sentori intensi di ciliegie rosse e spezie. Al gusto si rivela equilibrato, rotondo e profondo con note minerali.
Cambiamo vitigno ma non regione con la cantina Donna Olimpia 1898: abbiamo degustato il Bolgheri Bianco DOC: Vermentino, Viognier e Petit Manseng. Dal cuore della Maremma arriva questo bianco dal Giallo paglierino brillante; il bouquet è ampio con note minerali, agrumate, sentori di fiori bianchi e miele; sapido, morbido, caldo e persistente.
Andiamo in Veneto ed in particolare a Morandina per l’azienda Prà ed il suo Morandina Amarone della Valpolicella DOCG 2013. La Cantina Prà è impegnata nella produzione di vini naturali che esprimono nel calice tutto il territorio e l’annata di vendemmia seguendo le regole dell’agricoltura biologica e naturale, per una vinificazione non dettata dalla moda del momento ma esclusivamente da ciò che la Natura consente di ottenere. Corvina, Corvinone, Rondinella, Oseleta.
Sono i vitigni che compongono questo eccezionale vino che viene lasciato riposare 2 anni in tonneaux e barriques di Allier e poi assemblato per l’ultimo anno in botti di rovere di Allier da 20 ettolitri, segue un anno di affinamento in bottiglia prima della commercializzazione. Rosso rubino intenso e profondo; i profumi sono ricchi ed intensi, di frutti rossi maturi e note speziate di liquirizia e cacao; al gusto si rivela avvolgente, morbido con tannini netti, elegante, fresco e sapido.
È il momento della Lombardia. Iniziamo da Cà dei Frati, azienda vitivinicola la quale nascita risale al 1782, ed il loro I Frati Lugana DOC 2018. Questo vino Turbiana 100% è l’icona dell’azienda. Alla vista si mostra giallo paglierino; al naso esprime note delicate e balsamiche di fiori bianchi, albicocca, mandorle; in bocca si rivela avvolgente, fresco e con una spiccata acidità.
Innovazione e sperimentazione sono le caratteristiche principali della prossima cantina: CàMaiol. Siamo rimaste in Lombardia ed è arrivato il momento delle bollicine! Lugana D.O.P. Brut Metodo Classico è prodotto con uve Turbiana in purezza, viene millesimato nelle vendemmie migliori. La sua caratteristica espressione olfattiva di “crosta di pane” viene meglio percepita grazie ad una lunga permanenza sui lieviti per almeno 18 mesi. Solo dopo almeno 3 mesi di “marriage” con la “liqueur d’expédition”, la cui ricetta è segreta e tramandata dal 1990, viene immesso sul mercato. Il colore è un bel giallo paglierino chiaro, il perlage finissimo e persistente, all’olfatto ha note balsamiche, di lievito, Pera Williams e maggiorana mentre al gusto è morbido, fresco, leggermente fruttato e sapido.
Prima di continuare il nostro viaggio vogliamo parlarvi della cantina Rivetti e Lauro e del loro Sforzato dell’Orco DOCG, Nebbiolo 100% per questo vino che definiremmo prezioso. Ottenuto dai migliori grappoli di nebbiolo, lasciati appassire durante il freddo inverno valtellinese, in modo da concentrarne zuccheri e aromi e dare vita a un prodotto straordinario, capace di evolvere nel tempo, guadagnando complessità ed eleganza, il vino viene lasciato maturare in legno per quasi 3 anni e poi ulteriormente affinato in bottiglia. Alla vista è granato intenso e brillante; all’olfatto è complesso con sentori di frutta rossa, uva passa, fiori, spezie e tabacco; al gusto è elegante e di grande stile, ricco, caldo e persistente.
Andiamo in Friuli Venezia Giulia ed iniziamo con Bastianich Wines ed il suo Vini Orsone Schioppettino DOC. Lo Schioppettino, vitigno di cui è composto al 100% questo vino, è il vitigno simbolo del Friuli Venezia Giulia e l’interpretazione di Bastianich è una delle più interessanti! Il colore è il tipico rosso rubino leggermente scarico con riflessi violacei; il profumo è ampio, i sentori predominanti sono quelli del pepe nero e dei frutti rossi, prugna in particolare; al palato risulta fresco, audace, con una buona acidità (tipica del vitigno), rotondo e fine.
Una delle cantine più note del Friuli Venezia Giulia è Lis Neris che negli ultimi anni ci ha regalato prodotti di grande qualità. Noi abbiamo assaggiato il suo Passito Tal Lùc, ottenuto da una Cuvèe di uve appassite tra le quali in maggioranza Verduzzo. Alla vista è di un bel giallo ambrato luminoso; all’olfatto è complesso con sentori floreali, di zafferano, frutta gialla sotto spirito, vaniglia, agrumi e frutta secca mentre al gusto è equilibrato, fresco, morbido, setoso e persistente.
È il momento dell’Alto Adige e partiamo con la cantina Kellerei Bozen ed il suo Taber Lagrein Riserva 2017. Fondamentale per l’azienda è il rispetto dei ritmi e dei metodi di produzione più adatti a non intaccare la naturalezza dei frutti che lavorano. Il Lagrein è una varietà autoctona dalla quale si ricava un vino di grande carattere. Per quanto riguarda la vinificazione viene fatta una fermentazione in botti di legno ed un affinamento per circa un anno in barriques francesi e botti grandi. Rosso granato scuro imperscrutabile; il bouquet è fruttato con note predominanti di frutti rossi e di bosco maturi, impreziosito da sentori di violetta, rose, vaniglia, cacao ed eucalipto; il sorso è estremamente elegante, intenso, fresco e persistente.
Sempre nell’ Alto Adige sorge la Cantina Kurtatsch, 190 soci coltivano 190 ettari di terreni, seguendo attentamente un rigido programma di qualità. Terreni che si trovano, fatto molto raro per il Sudtirolo, tra 220 e 900 metri di altitudine in uno stesso comune. Noi abbiamo avuto il piacere di conoscerli grazie al loro Alto Adige Gewürztraminer Riserva DOC Brenntal 2017. Si tratta di un vino straordinariamente aromatico e longevo, di uno splendido giallo oro brillante; il naso è ricco: fiori bianchi, frutta tropicale, lavanda; al palato è potente ma delicato e si ritrova la frutta sentita precedentemente, buone l’acidità e la persistenza.
La penultima tappa è il Piemonte, anche questa terra di grandi vini. Marchesi di Barolo, un’antica cantina che vanta più di 200 anni di storia. La storia inizia, più precisamente, nel 1807 quando il Marchese di Barolo, Carlo Tancredi Falletti, prende in sposa a Parigi una nobildonna francese, Juliette Colbert di Maulévrier, pronipote del famoso ministro delle finanze del Re Sole. Fu proprio Juliette ad intuire le grandi potenzialità del vino prodotto a Barolo che, solo dopo una completa fermentazione ed un prolungato affinamento in legno, poteva rivelare tutte le qualità tipiche del suolo e del vitigno: il Nebbiolo, potente ed austero, in grado di durare nel tempo e di esprimere tutte le caratteristiche di questo straordinario terroir. Noi abbiamo provato il loro Barolo DOCG Sarmassa 2015, una parte del vino viene affinata per circa due anni in botti di Rovere di Slavonia da 30 e 35 ettolitri. La restante parte viene affinata in piccoli fusti, da 225 litri, di Rovere francese caratterizzate da una tostatura medio-forte. Il vigneto ritrova la sua unità con l’assemblaggio nelle tradizionali botti di rovere di grande dimensione e completa il suo affinamento in bottiglia prima di essere messo in commercio. Il Barolo Sarmassa raggiunge la maturità dopo 8 anni dalla vendemmia e il plateau di maturazione è compreso fra i 8 e i 30 anni. Il vino è, quindi, molto strutturato, colorato, tannico e longevo. Ma parliamo del vino: rosso granato intenso con sfumature rubino; al naso è inizialmente delicato con note di rosa e frutti rossi, si fa poi più intenso con sentori di spezie, liquirizia, cannella e tabacco; il gusto è pieno, equilibrato, morbido, fine, speziato. Un Barolo elegante, moderno ma tipico allo stesso tempo.
Sempre in Piemonte passiamo ad un altro grande vino: Barbaresco DOCG Riserva Ovello 2014 della Agricola Cooperativa Produttori del Barbaresco. Nel 1894 Domizio Cavazza, allora preside della Regia Scuola Enologica di Alba e residente a Barbaresco, dove era proprietario del Castello e dell’annessa azienda agricola, creò le «Cantine Sociali di Barbaresco» per la «produzione di vini di lusso e da pasto». Riunendo attorno a sè nove tra agricoltori e proprietari, egli iniziò a vinificare nelle cantine del Castello ed a denominare il vino con il nome del paese stesso. Che il Nebbiolo coltivato a Barbaresco avesse caratteri suoi distinti si sapeva, ma Cavazza per primo riconobbe tale peculiarità in etichetta. Il 1894 è quindi l’anno di nascita ufficioso del vino Barbaresco. Cavazza morì nel 1913 e la cantina sociale fu chiusa negli anni 20. Nel 1958, rifacendosi a quella tradizione, Don Fiorino Marengo, allora parroco di Barbaresco, riunì diciannove agricoltori e fondò la Produttori del Barbaresco «per la qualifica e garanzia del Barbaresco». Obiettivi pienamente centrati e tutt’ora perseguiti: grazie alla dedizione ed al lavoro dei viticoltori che l’hanno creata, la Produttori del Barbaresco è da tempo considerata tra le cantine più prestigiose della zona ed è un esempio per le cooperative di tutto il mondo.
Oggi la cantina vanta 50 membri con circa 110 ettari di vigneti a Nebbiolo. La Produttori del Barbaresco vinifica solamente uva Nebbiolo, producendo un Barbaresco D.O.C.G., da uve provenienti da vigneti diversi nella zona d’origine, ed un Nebbiolo Langhe D.O.C. con l’uva dei medesimi vigneti giudicata meno idonea a produrre un vino da invecchiamento, più semplice e di pronta beva. Nelle grandi annate sono prodotti 9 Barbaresco da vigneti specifici e commercializzati come Barbaresco Riserva: Asili, Rabajà, Rio Sordo, Ovello, Montestefano, Pajé, Muncagota, Montefico, Pora, zone da sempre note per la produzione di uve di particolare pregio. Dall’annata 2007 essi sono ufficialmente riconosciuti dal disciplinare di produzione come «Menzioni Geografiche Aggiuntive». Il nome del Cru e dei proprietari dei vigneti stessi sono riportati sulle etichette numerate. Dopo un po’ di storia, torniamo al nostro vino, il Barbaresco DOCG Riserva Ovello 2014 che viene invecchiato per 36 mesi in botti di rovere e per 12 mesi in bottiglia. Alla vista si presenta con un rosso rubino scintillante con sfumature granate; all’olfatto regala sentori di frutti rossi maturi, in particolare more, ciliegie, e note di rosa ed accenni di spezie e tabacco; al gusto è intenso, fresco ed il finale è tannico e con un’ottima persistenza.
Concludiamo questo primo capitolo dedicato al Merano Wine Festival rimanendo in Trentino con la Cantina Rotaliana ed il suo Clesuræ Teroldego Rotaliano DOC 2013. La mission della cantina è quella di produrre di vini di altissima qualità, frutto di innovazione, tradizione e tutela del territorio. Il vino in discussione è frutto del Progetto Clesuræ, volto alla realizzazione di un vino che si differenzia dal Teroldego tradizionale per basse produzioni d’uva, tecnica di vinificazione e periodo di affinamento in bottiglia. Sono soprattutto due gli aspetti che permettono al Clesuræ di distinguersi dal Teroldego Rotaliano tradizionale. Il primo è quello legato alla tecnica di vinificazione che, se nella parte iniziale rispetta i canoni tradizionali, poi alla fine della fermentazione segue una strada completamente diversa. Infatti, la fermentazione malolattica e la maturazione del vino avvengono interamente in barriques dove il vino sosta per un periodo di circa 24 mesi. In questa frazione di tempo si producono una serie di trasformazioni del prodotto dovute principalmente alla permeabilità del legno. L’ossigeno infatti ammorbidisce e smussa lentamente la vivacità di questo vino rosso, rendendolo equilibrato e rotondo. Il secondo aspetto riguarda i tempi di affinamento in bottiglia. Infatti, dopo essere stato tolto dai barriques ed imbottigliato, il vino deve sostare in bottiglia per almeno 24 mesi prima che il consumatore possa assaporare il risultato finale. Il colore è un bellissimo rosso granato; al naso si avvertono note di confettura di frutti rossi, cioccolato, caffè e spezie dolci; al palato, invece, è morbido, persistente e con eleganti tannini.
La parte dedicata ai vini è finita, ci dispiace molto non aver potuto degustarne tanti altri ma come sempre in questi eventi c’è troppo da conoscere e poco tempo per farlo. Speriamo che ci perdonerete e che vi siate goduti questo viaggio insieme a noi ☺ .
Non vi resta che aspettare il secondo capitolo sul Merano Wine Festival dedicato alla GourmetArena.