Eccoci pronte per narrarvi la seconda giornata del Taormina Gourmet. Ci scusiamo per il leggero ritardo ma come diceva Pirandello “La vita o si vive o si scrive” e noi abbiamo preferito viverla e rimandare la scrittura. Se vi siete persi il primo giorno, vi consigliamo di andarlo a leggerlo perchè è stato ricco di spunti ed incontri.
Sabato ci siamo divise per cercare di fare più esperienze ed imparare il più possibile. Roberta si è dedicata maggiormente al mondo del vino, suo grande amore, e Laura a quello del cibo. Così, mentre Laura si preparava a condurre il suo cooking show, Roberta ha partecipato alla masterclass “Cinque annate del supertuscan Oreno Tenuta Sette Ponti” con Luca Gardini. Miglior sommelier d’Europa, Miglior sommelier del mondo ed Ambasciatore del metodo classico italiano: questi sono solo alcuni dei titoli vinti da Gardini, considerato un vero e proprio simbolo della Sommelerie. È stata un’esperienza esaltante, unica, quella di ascoltare Gardini. Un vero fuori classe, lontano dalla formalità dei sommelier tradizionali e con una verve davvero travolgente!
La Tenuta Sette Ponti si trova ad Arezzo, in Toscana, ed è nota per i suoi vini rossi che negli anni si sono imposti tra i migliori al mondo. Vini estremamente raffinati, come l’Oreno, una delle etichette simbolo della cantina. Noi ne abbiamo degustate cinque annate: 2003, 2010, 2014, 2015, 2016 (in ordine di degustazione). Si tratta di un taglio bordolese con un tocco toscano, un blend di Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. Vini possenti ma al contempo bevibili (pensate che la masterclass è stata alle 11 del mattino). In questa tipologia di vino è importante che ci sia armonia tra i vari vitigni che la compongono ma d’altra parte che ognuno di essi sia riconoscibile al palato. Chiaramente le varie annate sono diverse tra loro, in base alle condizioni pedoclimatiche dell’anno. Aldilà della bontà dei vini, che non si discute, questa è stata una lezione sul mondo del vino e faremo tesoro dei suoi insegnamenti. Ad esempio, Gardini ci ha ricordato che, prima di ogni altra cosa, il vino è un piacere quindi non esistono abbinamenti perfetti ma ideali per ognuno di noi
Dopo abbiamo assistito alla premiazione delle migliori birre artigianali. I birrifici selezionati da Lorenzo Davove Kuaska ed Andrea Camaschella sono stati trentotto, poi tredici sono state le posizioni menzionate. Noi ci soffermiamo sulle prime tre posizioni. Siamo state orgogliose di vedere in terza posizione, dopo due birrifici che sono tra i più importanti d’Italia, una Beer Firm siciliana anzi palermitana. La birra in questione è la Eden di Birra 56, l’emozione di Gianluca Vitto, creatore della ricetta, è stata tanta che anche Laura è finita in lacrime ahah, scherzi a parte è stato uno splendido momento. Nelle altre due posizioni troviamo la Extra Brune di Maltus Faber al secondo posto ed in prima posizione abbiamo il mostro sacro della birra italiana Luigi D’Amelio Schigi, maestro birraio di Extraomnes.
Passiamo al cooking show di Elia Russo, chef del ristorante Le Dodici Fontane del Resort Villa Neri, che ha condotto Laura. Elia Russo giovane chef, 31 appena compiuti, è stato per otto anni a fianco di Massimo Mantarro, chef del ristorante Principe Cerami del San Domenico Palace di Taormina. I tratti distintivi dello chef Russo sono la leggerezza e la digeribilità, raggiunte in ogni sua creazione, grazie all’utilizzo di tecniche di cottura particolari ed all’attenzione ai tempi di cottura. Il piatto preparato in questa occasione era una “Millefoglie di capasanta, con porcino etneo, riccio di mare, aria di caffè e doppio consommé di manzo“. Un piatto che unisce mare e terra, che parla di territorio ma che va oltre i confini italiani con l’utilizzo di ingredienti e preparazioni, in questo caso, francesi. La millefoglie e l’aria di caffè ricreano la forma del porcino etneo che viene elevato a protagonista del piatto.
Entrambe abbiamo partecipato alla Verticale di Lalùci del Baglio del Cristo di Campobello. Un grillo in purezza freschissimo ma con ottime potenzialità di invecchiamento, morbido, persistente e dalla forte identità siciliana: note agrumate, fiori, sentori marini, al gusto è sapido e minerale. Del Lalùci abbiamo degustato le annate 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010 (in ordine di degustazione). Anche andando indietro con le annate, il vino non perde la sua freschezza.
Un’intera famiglia al servizio della terra e del vino, è quella di Carmelo Bonetta che parla dei suoi vini come fossero i suoi figli. L’amore, la passione, l’impegno sono talmente evidenti che i loro vini non potrebbero non essere buoni. Insieme ai vini una zolla del terreno, gessoso, della tenuta a sottolineare che, come dice Bonetta, “tutto parte dal terreno”. Anche stavolta c’era un relatore d’eccezione, un’istituzione dell’enologia italiana, e non solo, Riccardo Cotarella ed insieme a lui il sommelier Andrea Gori.
A questo punto abbiamo ripreso strade diverse, finalmente, che due giorni a strettissimo contatto sono pure troppi ahah. Laura è andata alla Masterclass pasta e formaggio con Roberto Rubino, Salvatore Passalacqua e Filippo Drago mentre Roberta è entrata nello scintillante mondo delle bollicine con la verticale di champagne Blanc de Blancs di Bruno Paillard con Andrea Gori e Tommy Monari. Anche in questo caso la passione dei relatori per lo champagne ed in particolare per la maison Paillard è stata irresistibile e coinvolgente! Un mondo complesso, quello dello champagne, ma estremamente affascinante. Bruno Paillard è una delle maison più giovani, nata nel 1981 è riuscita in pochi anni a raggiungere le maison più antiche e famose. Completamente autonoma ed a conduzione familiare, l’azienda ha tre concetti irrinunciabili: grande purezza della materia prima, viene utilizzata solo la prima spremitura (il mosto fiore); trasposizione di territorio, terreno (gessoso di derivazione marina) e clima all’interno della bottiglia: freschezza e sapidità; vena gastronomica, gli champagne Paillard hanno una bollicina setosa perfetta per la tavola. Abbiamo assaggiato sia dei multimillesimati che dei millesimati, inutile dirvi che erano strepitosi, provare per credere 😉
Bellissime le etichette! Ogni anno Paillard insieme alla figlia degustano le nuove bottiglie e scrivono le loro note, le mandano a degli artisti che fanno una sorta di contest: l’opera che rappresenterà maggiormente le note dello Champagne verrà acquistata dalla famiglia ed utilizzata nell’etichetta. Insomma, Roberta è rimasta incantata da questa realtà quindi presto spiccherà il volo per la Francia ahah.
Laura invece era alla Masterclass pasta e formaggio: un incontro dedicato a due dei prodotti che personalmente amiamo di più. In Sicilia siamo molto fortunati perchè abbiamo davvero molti prodotti caseari (alcuni Presìdi Slow Food) e siamo riusciti a salvare e ad commercializzare i grani antichi siciliani come Timilia, Perciasacchi, Russello ecc. Ancora la strada è lunga per poter arrivare alla vera valorizzazione che concerne anche il rispetto del territorio, una legislatura che aiuti i piccoli produttori ad entrare facilmente nel mercato e sicuramente una maggiore consapevolezza e conoscenza da parte dei consumatori rivolta a ciò che comprano. Ma andiamo a noi, durante la masterclass, il Professor Roberto Rubino – agronomo e presidente della “ANFOSC – Associazione Nazionale Formaggi Sotto Il Cielo” da sempre impegnato nella ricerca scientifica legata al mondo dell’agroalimentare ha spiegato cosa fa l’ANFOSC e come è possibile riconoscere un buon formaggio. Il marchio “Formaggi sotto il cielo“, garantisce che i prodotti caseari siano ottenuti con latte proveniente da animali allevati al pascolo e che ci siano controlli periodici a garanzia del produttore e del consumatore. Abbiamo fatto una degustazione guidata di formaggi: dalla mozzarella industriale, al caciocavallo palermitano dell’azienda Cammarata , alla Tuma Persa del Caseificio Passalacqua, nel cuore dei Monti Sicani. Per spiegare l’ultimo prodotto è intervenuto Salvatore Passalacqua, titolate dell’azienda. Infatti la Tuma Persa è un formaggio a pasta pressata tenera ed il sapore è tra il dolce e il piccante ma mai salato, con un retrogusto lungo ed aromatico che ricorda vagamente i formaggi erborinati. Colore, profumi, lunghezza del sapore sono alcune delle caratteristiche fondamentali che deve avere un buon formaggio! Sia il dottor Rubino che il dottor Passalacqua, hanno inoltre ribadito come sia essenziale l’alimentazione degli animali e il loro pascolo per ottenere un prodotto dalle qualità eccellenti.
Dopo il formaggio abbiamo degustato sia la pasta industriale (ma noi non lo sapevamo), sia quella di farine di grani antichi siciliane dell’azienda Molini del Ponte di Castelvetrano. Possiamo dire che la storia di Molini del Ponte e della famiglia Drago si confonde con la storia stessa di Castelvetrano; sono ormai quattro le generazioni che si occupano con immutata passione dell’attività di molitura del grano e della produzione di farine e semole d’eccellenza, sin dalla seconda metà del 900. Filippo Drago, mugnaio ed esperto in molitura di qualità, ha reso famosi i grani antichi siciliani nel mondo ed è riuscito ad unire tradizione e tecnologia con la molitura a pietra naturale (loro fior all’occhiello) dei mulini a palmenti risalenti alla fine dell’800 insieme al modernissimo impianto di controllo ottico di selezione e pulitura del grano.
La pasta dal colorito “giallo” che abbiamo degustato è stata ottenuta da grani siciliani con molitura a cilindri che non raffina ma setaccia, mentre la pasta “scura” è ottenuta con molitura a pietra naturale: la semola è una “spremuta di grano” che sa veramente di grano, di territorio, di erbe spontanee, di Sicilia. La molitura a pietra da un’ impronta anche di tostatura, quindi percepiamo nella pasta un sapore dolciastro che la rende molto piacevole al palato. In abbinamento al cibo, abbiamo degustato un Etna Rosso Camporè dell’azienda Tenute San Lorenzo. Il vino si presenta di colore rosso rubino con una buona intensità al naso, con sentori di frutta rossa, note laviche e spezie. Al palato è fresco, ben articolato, con tannini ben presenti; insomma un vino tipico, dal profilo elegante e ben costruito.
Un’altra giornata ricca di eventi per questo Taormina Gourmet che si avvia alla conclusione. Presto l’ultimo articolo in cui parleremo dei banchi d’assaggio e di una perla della cucina siciliana. Volete sapere di cosa stiamo parlando? Continuate a seguirci!