Amiamo le nostre tradizioni e di conseguenza gli eventi che le raccontano. Quest’anno è stata la nostra prima volta a “Ciauru ri Astrattu”, manifestazione dedicata al concentrato di pomodoro che si tiene da alcuni anni ad Aspra a fine estate. Fortemente voluta dal Comune di Aspra, in cui questa tradizione è molto sentita, che sta attuando diverse strategie per ravvivare il turismo nel borgo marinaro ed organizzata dall’Associazione Culturale Altura e dalla Pro Loco Aspra.
L’antica pratica dell’Astrattu, degustazioni di prodotti e piatti del territorio, laboratori, musica tradizionale e tanto altro.
Già il nome è evocativo di percezioni sensoriali che sono impresse nella memoria olfattiva di tutti, o quasi, noi siciliani, e non solo. Il concentrato di pomodoro è un prodotto utilizzato in tutta Italia.
L’edizione 2019 affianca allo strattu di pomodoro (il termine preciso cambia di area in area) due elementi che sono fondamentali per la sua creazione: il sole, il sale ed il mare. Entra, dunque, in gioco la natura, vera forza della nostra terra e di conseguenza la sostenibilità. Tema di grande attualità, tanto che ormai viene spesso affrontato con superficialità ma non in questo caso.
Per due intere giornate le vere protagoniste sono state 15 donne di Aspra che sul lungomare hanno realizzato l’astrattu seguendo riti e regole che sono stati tramandati di generazione in generazione. Prima la spremitura e la stesura del succo di pomodoro, per la precisione il Pomodoro Siccagno è il più adatto perché ha una minore quantità di acqua, su delle antiche tavole di legno di Rovere, tradizionalmente chiamate “maidde”, poi l’essiccazione a cura del caldo sole siciliano.
Mentre in una seconda fase le signore si sono occupate di raccogliere il preparato nello “scanaturi”. La signora Rosalia ci ha spiegato come fosse importante in una località di mare come questa, riuscire a conservare il pomodoro nei periodi invernali al fine di preparare piatti tipici come la pasta con le sarde, la tonnina, ecc… Così è nato l’astratto che non è altro che il risultato di pomodoro, sale e sole…più naturale di così non si può.
Le mamme fin da piccole insegnavano alle figlie tutti i segreti per fare l’estratto, come ad esempio fare attenzione a togliere il peduncolo senza intaccare il pomodoro, che era stato lavato il giorno prima e messo ad asciugare in un ambiente asciutto perché quando è bagnato, con l’umidità, può marcire.
Anche gli attrezzi del mestiere come le maidde vengono manutenute con un’attenzione particolare: vengono lavate due o tre giorni prima con acqua bollente, non bisogna assolutamente utilizzare sapone ma si usa una spazzola di crine per lavare gli angoli ed eliminare dalle insenature possibili residui precedenti. Tutto è codificato, anche i movimenti delle mani fatti per lavorare il succo: con i polpastrelli quando questo è più liquido, per permettere all’aria ed al sole di raggiungere il succo, a mano aperta, invece, quando è più denso.
Dopo un paio d’ora dalla stesura del pomodoro viene aggiunto il sale fine, ogni 100 Kg di Pomodoro 1 Kg di sale, deve essere salato al punto giusto e poi è proprio il sale a fungere da conservante. Affinché il risultato di tutte queste operazioni sia ottimale è necessario che vengano fatte in un solo giorno, dividendo il processo in due giorni potrebbe capitare che questo venga alterato, sempre in base all’acidità del pomodoro mentre seguendo la giusta prassi il concentrato può essere conservato addirittura fino a due anni! In passato l’astratto veniva conservato in delle giare di terracotta e messe in cantina con sopra una pezzuola con il sale o una pezzuola con l’olio, per far si che non si seccasse. Da una trentina di anni a questa parte, invece, viene conservato in frigorifero perché il clima non è più quello di una volta e di conseguenza bisogna avere qualche accorgimento in più. Il periodo migliore per raccogliere i pomodori e lavorarli per l’astratto è fine luglio, inizio di agosto.
Nella seconda serata, invece, ampio spazio è stato dato a chef e ristoratori di tutta l’isola. Una degustazione di piatti realizzati da chef, dove ovviamente era presente l’astrattu: Giovanni Inzerillo “Colapisci”, Domenico Balistreri “Sapore di mare”, Maurizio Panzica “Ricci e Capricci”, Fabio Potenzano “Tutti a tavola”, Claudio Oliveri “Donna Concetta”, Franco Crivello “Francu U’ Piscaturi”, Giuseppe Migliazzo e Sandro Cicero “Palazzaccio”, Carmelo Ventimiglia “Il corallo” ed ultimo ma non per importanza il nostro amico Maurizio Balistreri del “Faro Verde” con il suo fantastico “Tortello ripieno di acciughe e crema di mandorle, panure al finocchietto, crema montata all’olio di oliva e colatura di alici, cialda di astratto. Poi si sono susseguite le “Pillole” a cura di altrettanti chef:
Pillole di Sole, con Giacomo Caravello del ristorante Balìce al quale purtroppo non siamo riuscite ad assistere;
Pillole di Sale con Bonetta Dell’Oglio. Paladina siciliana della sostenibilità, a partire dalla tavola. Una vita spesa a girare il mondo per portare a tutti la sua filosofia, ha definito la volontà di cibarsi bene un’atto di coraggio, il coraggio di prenderci quello che meritiamo. Mangiare bene significa fare bene all’ambiente e dunque a noi stessi ed al nostro organismo. A fine laboratorio ha preparato una Ricciola con purea di Mela Cotogna, visciole, Sinapa (erba spontanea che cresce in Sicilia e della quale di mangiano sia le foglie che i semi), cipolla, miele di Vulcano e cappero di Salina;
Pillole di Passione con Marco Baglieri del ristorante Crocifisso di Noto. Lo chef ha raccontato la storia sua e della sua famiglia, la nascita della sua passione dovuta alla madre che portava avanti la cucina e le tradizioni siciliane dopo essere emigrata in Germania e la sua filosofia di cucina fortemente legata alle radici. Il piatto da lui preparato è “U sucu fintu” che era il piatto delle feste preparato da chi non poteva permettersi di comprare la carne e la ricetta è quella che gli ha tramandato sua madre: aglio, cipollotto, capperi, finocchietto selvatico, estratto, un pizzico di salsa di pomodoro e mollica atturrata. Il pangrattato è stato lavorato come il Cous Cous;
Pillole Insulari con Martina Caruso chef 1 stella Michelin del Signum di Salina ed il biologo Carmelo Isgrò del Museo del Mare di Milazzo. Il Signum è l’attività della famiglia Caruso da anni ormai ed è stata fondata dai genitori di Martina che hanno poi passato il testimone ai figli: Martina, appunto, alla guida del ristorante, ed il fratello Luca che si occupa dell’accoglienza. Per Martina l’unica soluzione per porre un freno ad i gravi problemi che affliggono la Terra è quella di tornare alle origini: non utilizzare più plastica, ridurre gli sprechi non esagerando con le quantità ed utilizzare ingredienti di stagione. Il piatto da lei preparato è: sgombro (pesce azzurro sostenibile) sottosale con una piccola percentuale di zucchero cotto in olio cottura con una salsa a base di acciughe, brodo di pesce, fichi essiccati al sole e piastrati.
Come anticipato insieme alla chef c’era il biologo Carmelo Isgrò del Museo del Mare di Milazzo. Tutto, ci racconta, è partito con il ritrovamento di un Capodoglio incagliato in una rete illegale utilizzata per la pesca del Pesce Spada. Dopo la morte del capodoglio, nel suo stomaco sono stati trovati plastica, i resti di un vaso da giardino ed altro ancora. Da questo evento è nato il Progetto Siso , un’operazione di crowdfounding (ancora attiva sul sito Sisoprogect.com)attraverso il quale sono stati raccolti 33.000 euro che sono stati utilizzati per realizzare il museo. Nato in collaborazione con l’Università di Messina ed il Comune di Milazzo, è stato inaugurato appena un mese fa. Il Museo promuove anche la sostenibilità in cucina attraverso le 3 R:
- Ridurre il consumo di usa e getta;
- Riutilizzare;
- E solo alla fine Riciclare.
Un evento ricco di spunti, un’ulteriore dimostrazione del fatto che il cibo non è solo piacere ma che le scelte che facciamo a tavola riguardano il futuro dell’intero pianeta. Il Comune di Aspra ha già manifestato l’intenzione di riproporre l’evento anche l’anno prossimo quindi se non ci siete mai stati vi consigliamo di andare a dare un’occhiata 😉 noi ci torneremo con piacere!