Parecchio tempo prima della nascita del Moscow mule, i cosiddetti “cocktail” avevano una funzione decisamente diversa da quella che ricoprono oggi. Se affogare i propri dispiaceri nell’alcool è sempre stata abitudine comune sin dall’alba dei tempi, la funzione primaria dei nostri amati cocktail era quella di corroborante e non era inusuale che il medico di famiglia, prescrivesse intrugli a base di alcol e zabaione per curare le forme più severe di influenza ( quando si dice nascere nel secolo sbagliato…:-)).
Questo è solo un modo di narrare la faccenda dei corroboranti; un altro modo è quello di raccontare che questi potenti mix alcolici erano utilizzati come rimedi post-sbronza: dopo un mega hangover ottocentesco, ci si rimetteva a posto lo stomaco con uno di questi toccasana… per ricominciare immediatamente a bere! Nel mio primo articolo avevo parlato del Martini, cocktail iconico per eccellenza!
Tra questi balsami per bevitori, una posizione dʼeccezione era ricoperta dai cosiddetti Flip.
Con il nome Flip ci si riferisce a un gruppo di cocktail preparati con uovo (intero o solo tuorlo), un alcolico principale (rum, brandy, bourbon, vini fortificati, liquori…) e un elemento dolcificante (di solito zucchero).
Secondo il dizionario Inglese di Oxford, il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 1695 per descrivere una miscela di birra, rum e zucchero riscaldata con un metallo rovente: quest’ultimo causa nella bevanda la formazione di schiuma, il cosiddetto flipping che ha dato origine al nome.
Nel corso del tempo la percentuale di uova e zucchero è aumentata, la birra è stata eliminata e la bevanda ha cessato di essere servita calda.
A illustrare la caratteristica dei Flip e aggiungere le uova alla lista degli ingredienti è stato – manco a dirlo – Jerry Thomas nel 1862, nel suo libro “How to Mix Drinks. The Bon-Vivant’s Companion”.
Secondo il Prof. Thomas “lʼessenziale nei Flip di tutti i tipi è il fatto di produrre la scorrevolezza, versando ripetutamente il composto avanti e indietro tra due tazze”.
Uno dei Flip di maggior successo è sicuramente il Porto Flip, preparato con brandy, vino Porto e tuorlo dʼuovo shakerati, servito in coppetta e guarnito con una spolverata di noce moscata.
Il nostro delizioso elisir ha una origine assai incerta e risalente nel tempo (probabilmente era già in voga nel 1700), ma ad oggi, non ci sono stati autori o bartender che ne abbiano rivendicato la paternità.
Solitamente il Porto Flip si beve come after dinner e si può abbinare anche a torte di mele, pasticceria secca o crostate al cioccolato.
Inutile dire che anche questo drink presenta numerose varianti, tra le quali il Prairie Oyster, a base di salsa worchester e noto per essere anchʼesso – guarda un pò – un buon lenitivo ai sintomi post- sbornia, caratteristica che gli è valsa lʼappellativo di “corpse reviver”, cioè resuscita cadaveri.
Il Prairie Oyster è composto da tuorlo dʼuovo, ketchup, salsa worchester, sale e pepe, e si presenta come una sorta di antenato analcolico del più celebre Bloody Mary.
Ma torniamo all’originale Porto Flip che – ad oggi – è lʼunico drink della lista ufficiale Iba ad avere come ingrediente il pregiato vino portoghese.
Ne volete preparare uno?
Porto Flip:
-1,5 cl di Brandy -4,5 cl di Porto
-1 tuorlo dʼuovo
Shakerare energicamente e servire con una spolverata di noce moscata.
La mia personale conoscenza con il Porto Flip, si limitava a qualche occasionale lettura e menzione nei testi del mio amato professore, e giammai avrei pensato di spendere una goccia di buon vino liquoroso per un cocktail a base d’uovo.
Questo fino a quando, nel corso di una video chiamata nel bel mezzo della quarantena, Anna Mezzo, barmaid di fiducia e bar manager del Ballarak Magione, non mi suggerisce: “Vita, perché non parliamo del Flip?! È un cocktail che mi sta molto a cuore e che si può preparare facilmente anche a casa. Con una variante che mi ricorda la mia infanzia…”
Ora, premesso che Anna è sopratutto una mia amica e l’unica persona al mondo che può chiamarmi “vita” in pubblico e contestualmente suggerirmi cosa bere, mi sono fatta convincere a sperimentare un cocktail “nuovo” che in realtà ha una storia secolare.
La variante suggerita da Anna, prevede l’uso di uno dei vini siciliani più antichi e famosi al mondo: il Marsala. Lei è cresciuta proprio nella zona in cui storicamente viene prodotto questo vino fortificato che tanto amo, e da professionista eclettica e fantasiosa ma anche romantica, propone una versione tutta sicula e decisamente corroborante.
Marsala Flip:
- 6 cl di Marsala Vergine Riserva Pellegrino;
- 1 spoon di zucchero (preferibilmente liquido);
- un tuorlo d’uovo freschissimo o pastorizzato (16 grammi circa).
Shakerare con un pò di ghiaccio e servire in una coppetta o in un piccolo tulipano.
Se sprovvisti di noce moscata, potete spolverare sù un pò di cannella o aggiungere un goccio di essenza di vaniglia. Se non avete uno shaker potete industriarvi con una bottiglietta d’acqua o un barattolo.
Se sprovvisti di Marsala, correte immediatamente ai ripari e fatene una robusta scorta: nessuna casa siciliana che si rispetti, può essere sprovvista di Marsala!
Secondo Anna, questo non è un semplice cocktail ma una vera e propria coccola, facile da preparare e perfetta in questi giorni di isolamento, magari con un bel dolcetto o un pò di cioccolata. Inutile dirvi che ho dovuto, come sempre, darle ragione.
Sull’efficacia dei cocktail corroboranti per la cura dell’influenza, non siamo affatto sicuri ma una cosa è certa: in passato saremmo andati molto più volentieri dal dottore per farci consigliare un buon tonico alcolico invece del barboso paracetamolo.
E ancor più certo è che appena il Ballarak Magione riapre, mi vado a piazzare al bancone per riabbracciare la mia amica e farmi preparare una coccola alcolica come solo lei sa fare.