È il cocktail nazionale del Messico, simbolo del paese e del suo distillato più celebre il tequila; perché sì, si dice IL tequila, è maschile, rassegnatevi. Chi ancora dice La tequila, non solo sbaglia, ma merita di essere cancellato dai vostri contatti.
Un cocktail talmente celebre da diventare uno dei più amati al mondo e da meritarsi un giorno celebrativo tutto suo.
Il 22 febbraio in America si celebra infatti il “National Margarita Day”, al pari di Cristoforo Colombo o Martin Luther King, ma molto, molto più divertente.
La sua popolarità è inversamente proporzionale alla complessità della preparazione: 3,5 cl di tequila, 2 cl di Triple Sec (o Cointreau) e 1,5 cl di succo lime o limone da versare nello shaker e poi in una coppa ghiacciata o – come Dio comanda – nella coppa Margherita, dalla classica forma a sombrero rovesciato.
Una caratteristica del servizio del Margarita è la guarnizione a base di sale del bordo del bicchiere: non un semplice elemento decorativo ma parte integrante del cocktail.
Secco, pulito, corroborante… è uno dei pre dinner che preferisco in assoluto, stimolando non solo l’appetito ma anche la mia capacità di sopportazione verso il prossimo.
È anche noto per essere stato il cocktail preferito da Jack Kerouac, scrittore amatissimo, nei suoi folli viaggi in Messico. L’autore di “On the road”, “Big Sur”, “Mexico City blues” non disdegnava i vizi e piaceri della vita, apostrofando i suoi accoliti con un icastico: “non bere per ubriacarti, ma per goderti la vita“.
E questo monito sembra proprio incarnare lo spirito del cocktail che pare prendere il suo nome da una bella donna.
La vicenda più accreditata a cui si lega la nascita del Margarita, affonda le radici tra Rosarito Beach e Tijuana, nel ristorante del ranch La Gloria. Qui il proprietario Danny Herrera per assecondare i gusti e il piacere della giovane attrice Marjorie King, cominciò a sperimentare diverse ricette a base di tequila, il distillato prediletto dalla giovane.
La più riuscita tra queste sperimentazioni fu appunto il Margarita, che da allora divenne un celebre paradigma del gusto e dei piaceri della vita.
Altri barman nella storia si sono contesi l’invenzione di questo drink: Salvador Negrete nel 1936 al bar del Garci Crispo Hotel presenta il cocktail come regalo di nozze per sua cognata Margarita; in Texas, Pancho Morales, prepara per la prima volta un Margarita il 4 luglio 1942 ; Margaret Sames sostenne di aver inventato il cocktail nel dicembre 1948 ad Acapulco miscelando una parte di Cointreau, tre di tequila ed una di succo di lime.
Quel che è certo, è che l’ispirazione nacque dal popolare shot dell’acquavite messicana, accompagnato spesso da sale e limone.
Due parole sul tequila.
L’anima del Messico, è il primo distillato prodotto nell’America del nord e deve la sua nascita ai conquistatori spagnoli i quali scoprirono che il frutto dell’agave conteneva un succo zuccherino adatto alla fermentazione e distillazione.
Il distillato migliore si ottiene dai frutti dell’agave tequiliana Weber, altrimenti nota come agave blu, coltivata in Messico, sopratutto nella Contea di Jalisco e nei dintorni di Tequila, città dalla quale il distillato ha preso il nome.
La differenza principale, con il rustico cugino Mezcal, sta nella zona di produzione, più ampia e meno regolamentata per quest’ultimo, nelle piante di agave utilizzate e per il diverso processo produttivo che regala al mezcal il caratteristico sentore affumicato.
Il famoso verme o gusano che sosta nel fondo delle bottiglie di mezcal, è un simpatico animaletto che vive all’interno dell’agave, un bruco di farfalla che sosta nel liquido più per una esigenza decorativa che per una reale necessità produttiva.
É comunque considerato un grande onore in Messico bere l’ultimo sorso del distillato masticando la larva… pare che questa porti prosperità e una (non trascurabile) vigoria sessuale.
Amo molto anche il mezcal e non di rado, chiedo venga utilizzato al posto del più raffinato tequila, anche nella preparazione del Margarita e delle sue più celebri varianti.
Tra le tante, merita di essere provato il Tommy’s Margarita, twist della bevanda messicana più famosa al mondo, che vanta anche un padre certo. Il primo Tommy’s Margarita, venne infatti servito, nel 1980 nel Tommy’s Restaurant and Wirld’s Best Tequila Bar di San Francisco, da Julio Bermejo figlio del proprietario Tommy: il Triple Sec viene sostituito con lo sciroppo di agave per un successo mondiale praticamente immediato.
Nella sua versione originale, ma anche in molte delle sue varianti, il Margarita è a dirla tutta un cocktail adatto per le più svariate occasioni: un aperitivo di stile, un dopo cena rinfrescante ma anche un compagno perfetto per cena: provate a gustarlo insieme a pietanze unte e piccanti come gamberi fritti alla paprika o fajitas di carne…
Ma anche a solo, saprà darvi grandi gioie in questa afosa estate post isolamento.
Occhio però alla quantità: fare il bis di un buon Margarita è la norma, ma uno tira l’altro e potreste trovarvi poveri e/o senza patente nell’arco di un’ora.
Bere Margarita è cosa buona e giusta ma ricordando il monito di Kerouac, fate di questo raffinato cocktail la misura del vostro godimento e non della devastazione.
Cheers.