Quando andai a trovare per la prima volta a Nino barraco in vigna a Marsala rimasi incantata principalmente da due cose: la prima fu quello che fa da cornice ai 10 ettari di vigna, un mare celeste e placido che nutre e protegge,la seconda fu la semplicità con la quale Nino parla del suo lavoro.
Per lui c’è solo un modo per produrre vino ed è rendendo l’uva la sola protagonista della scena, nessuna sistemazione, nessuna rettifica è concessa.
All’inizio del suo lavoro, nel 2004 decide di vinificare le sue etichette , fatto tesoro del bagaglio vitivinicolo del padre e del nonno, “rivoluzionando” quella che era stata fino a quel momento l’idea del vino marsalese, ovvero un vino tondo, pieno, spesso fortificato (il Marsala), per restituire la propria unicità e il proprio carattere ad ogni singolo vitigno .
Nino segue passo passo tutte le fasi della vinificazione, non intende produrre vini “a modo”, perfetti, bensì riconoscibili ed in perfetta armonia col territorio ed è per questo che la sua mano diventa inconfondibile. Le uve che lavora sono quelle legate al suo territorio ovvero Grillo, Catarratto, Zibibbo, Nero D’Avola, Pignatello e la scoperta di alcuni vitigni siciliani antichi tra cui l’Orisi. Nino si definisce “contadino”, sa perfettamente che per produrre un buon vino bisogna partire dalla Terra, creare biodiversità in vigna, creare un legame tra tutti gli elementi che portano vita, creare armonia ed equilibrio. Uno tra tutti è il mio vino del cuore: il Catarratto.
Il Catarratto di Nino Barraco viene vinificato in purezza ed è una spremuta di sicilianità: è un vino pieno di carattere, fresco, che sa di sole e di mare, ha un sorso sapido e un naso leggermente profumato.
Le uve vengono raccolte la prima settimana di settembre anche per assicurare una buona freschezza al sorso, segue macerazione sulle bucce per circa 5 giorni, fermenta spontaneamente con soli lieviti indigeni in tini di acciaio, affina in cemento e riposa in bottiglia per circa sei mesi.
I vini di Nino sono espressione liquida di una filosofia di pensiero che pone al centro il rispetto e la valorizzazione del terroir e dei suoi prodotti.
Il Catarratto 2019 di Nino barraco è un vino che si fa riconoscere e ricordare per la sua ricchezza di aromi, per la sua schiettezza, per il suo particolarissimo modo di rievocare alla mente l’immagine di quest’uva che viene nutrita dal sole marsalese ma soprattutto dal mare che si trova a due passi dalle vigne e che segna il tratto distintivo di questo vino: la sua salinità… ed è subito estate.
Estate è una delle stagioni più belle anche per quelle di Alphonse Mucha, uno dei pionieri dell’Art Nouveau, corrente artistica che si sviluppò tra la fine dell’800 e il primo decennio del Novecento e che interessò pittura, architettura e moda.
L’art Nouveau (o stile Liberty ) trova la sua fonte d’ispirazione proprio nella natura e ne esalta le linee, i colori e la perfezione della forma.
La donna è sempre molto presente nelle raffigurazioni Liberty e anche Alphonse Mucha ne fa soggetto imprescindibile delle sue opere.
Così come in “Estate” la figura femminile nell’arte Liberty è una figura tutta nuova, dall’espressione dolce ma consapevole della propria potenza, velatamente erotica ,sembra seguire le linee del paesaggio tramite le linee fluide del suo stesso corpo.
Lei si adagia proprio su un tralcio di vite, con i piedi nell’acqua e la veste lenta, come a volersi rinfrescare dal caldo della stagione. Alphonse Mucha ebbe uno stile anche egli inconfondibile e fece della sua arte “l’art pour tous”rendendo le sue opere cartelli pubblicitari, ornamenti per le case, pubblicità nelle riviste, nei pacchi di biscotti, in quelli di sigarette.
È merito del pittore cieco la nascita dell’arte grafica (si pensi che grande visionario) ed è proprio all’inizio del suo percorso da artista infatti che riuscì a farsi assegnare dal Conte Khuen-Belasi la decorazione dei suoi castelli in Moravia. Fu l’incontro più fortunato della sua vita in quanto grazie al Conte riuscì a frequentare l’Accademia di belle arti ed in seguito trasferirsi a Parigi dove divenne illustratore per riviste pubblicitarie.
La sua fama crebbe ulteriormente e da quel momento cominciò delle grandi collaborazioni.
Intorno ai primi anni del 900 decise di trasferirsi a New York ma da lì a poco in Europa il nazismo prese il sopravvento e Mucha decise di tornare in Cecoslovacchia. È il 1940 e il pittore viene arrestato, tenuto a lungo tempo in ostaggio e interrogato duramente prima di essere liberato.
Da lì a poco l’artista muore rimanendo nel ricordo del pubblico come l’artista che rese l’arte accessibile a tutti, un’arte inclusiva che fa della valorizzazione della natura la sua principale caratteristica.
Natura che ancora una volta è comune denominatore tra opere d’arte… Che siano di natura pittorica, architettonica o tre…vitivinicola!
Cheers! 🙂
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