Credo moltissimo nella relazione tra le esperienze che viviamo.
Credo esista un fil rouge, un collegamento tra gli eventi che influisce in maniera silenziosa, alle volte invisibile, su essi portandoci a delle scoperte inaspettate.
Vi racconto la mia tramite il racconto “Il vino è arte”: questa settimana ho assaggiato il Faro 2017 di Le Casematte.
Il sorso di questo vino mi ha rapita, deciso il frutto rosso, ma maturo, “ammorbidito” dal passaggio in legno, presente ma non assoluto anzi riverente ed integrato.
Un vino che sa di autunno , di chiodi di garofano e spezie dolci, avvolgente e rotondo, siciliano: messinese per l’esattezza.
Ci troviamo nella punta di Capo Peloro ,punta estrema della Sicilia nord-orientale, comune di Messina, zona conosciuta anche col nome di Torre Faro proprio per la presenza di un grande faro utilizzato per la navigazione dello Stretto di Messina.
La grandissima particolarità di questa zona è data anche dal fatto che qui si incontrano due mari, lo Ionio ed il Tirreno e le loro fortissime correnti che proteggono l’uva dall’escursione termica fra giorno e notte.
In questa particolarissima zona nasce il progetto di due amici accomunati dalla stessa fortissima passione : Il Vino.
Gianfranco Sabbatino, messinese, commercialista di professione, decide di dare vita al progetto “Le Casematte” nel 2008 con l’amico Andrea Barzagli, ex calciatore.
Cominciano a lavorare insieme sui terrazzamenti di una vigna preesistente (11 ettari circa) che parte da 280 e arriva a 400 m sul livello del mare, con un’idea ben precisa in mente: produrre in biologico il loro Faro.
Il Nerello Mascalese è protagonista, seguito dal Nerello Cappuccio, Nocera e Nero d’Avola (nelle stesse quantità). “Il Nerello della nostra zona ha peculiarità molto diverse rispetto al Nerello prodotto sulla zona dell’Etna, è molto più floreale e morbido rispetto alla mineralità tipica di quelle zone” precisa Gianfranco.
La raccolta (manuale, in cassetta) parte dalla seconda settimana di settembre per il Nocera e il Nero d’Avola che hanno tempi di maturazione più veloci, si prosegue con il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio dalla terza settimana. Dopo essere stata vinificata l’uva segue la follatura (rottura del cappello per l’ossigenazione del vino con le sue bucce) 5 volte al giorno per un mese, dopo la quale il vino rimane a contatto con le sue fecce fino al Gennaio successivo.
L’ affinamento prevede botti piccole di rovere francese già utilizzate per i primi 9 mesi e i successivi 6 affina in bottiglia prima della commercializzazione.
Una bellissima rappresentazione di un territorio forte e gentile, un vino armonico, equilibrato che sceglierei ancora di bere dopo averlo scoperto.
Dopo qualche giorno, cercando informazioni sul Faro , scopro che fu il vino offerto al principe Pedro (principe d’Aragona) per ristorarsi al suo arrivo a Messina con alcuni degli uomini del suo bastimento, a casa del suo amico Leonato (governatore di Messina) nella tragicommedia “Molto rumore per nulla” di Shakespeare scritta tra il 1598 ed il 1599.
Beatrice (nipote di Leonato) coglie così l’occasione di chiedere notizie di Benedetto da Padova, al seguito del principe Pedro, uomo del quale è innamorata ma troppo impegnata a negarlo nel tentativo di prenderlo in giro.
Quando Don Pedro arriva in casa insieme ai suoi uomini ( il conte fiorentino Claudio, Benedetto da Padova, e il fratello Don Giovanni) Claudio si innamora della figlia di Leonato, Ero. Claudio confida il suo amore per Ero a Don Pedro il quale promette di aiutarlo ma durante la conversazione vengono ascoltati da Don Giovanni (fratello di Pedro) che attua un piano insieme all’ amico Corrado per rovinare i piani di Claudio.
È durante una festa da ballo che cominciano ad attuarsi i primi stratagemmi per “smontare” le due coppie ma per fortuna Leonato se ne accorge e, approvando il matrimonio cerca di affrettare i tempi. Tra inganni, scherzi e maldicenze Benedetto ammette di essere innamorato di Beatrice e lei cade ai suoi piedi. Nel frattempo Borraccio e Corrado (amici di Don Giovanni) intenti a mandare all’aria il matrimonio fra Claudio ed Ero si fanno beccare ubriachi dalla polizia locale, il matrimonio viene mandato all’aria dalle calunnie dei due uomini che raggiungono l’obiettivo di allontanare i due ragazzi incolpando lei di lussuria; Ero viene ripudiata dal padre, sviene e viene creduta morta.
Entra in scena Frate Francesco che riesce a provare l’innocenza di Ero, Carrubba (ufficiale della pace) irrompe con Corrado e Borraccio costringendoli a smascherare le loro malefatte, Claudio consumato dai sensi di colpa compone un giuramento a Leonato, ripagandolo per la perdita della figlia: sposerà la figlia di Antonio ( fratello di Leonato) considerata identica ad Ero.
Inizia la marcia nuziale e arriva la sposa col volto coperto insieme alle sue dame…Quando Claudio le scosta il velo dal viso scopre essere la sua Ero, Don Giovanni viene finalmente arrestato e Beatrice e Benedetto dopo tanti anni decidono di fidanzarsi.
L’opera si conclude con una grande e lussuosa festa da ballo per festeggiare il lieto fine.
Ancora una volta un vino che unisce i personaggi di una storia che è rappresentazione di vita reale, e che si fa arte nell’arte!
Cheers! 🙂
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