Da anni, ormai, viene ribadita l’importanza del comparto agroalimentare come mezzo per conoscere realtà vicine o lontane dalla nostra. Un semplice piatto, o ingrediente può incuriosire una persona ed addirittura spingerla a visitare un determinato paese o città. Questo ovviamente riguarda anche noi. Ad esempio, ieri sera siamo state invitate ad una cena degustazione a Partinico, organizzata dalla ProLoco Partinico, in collaborazione con Slow Food Palermo, che aveva come protagonista la “Cassatedda di Ciciri” e che si è svolta nella Real Cantina Borbonica. Fin dal nostro arrivo questo evento si è rivelato una vera e propria scoperta. Non conoscevamo questa location e dobbiamo riconoscere che è un luogo suggestivo e di eccezionale bellezza!
Fortemente voluta da Ferdinando I, re delle Due Sicilie, e fatta realizzare sotto la direzione dell’architetto regio Carlo Chenché con la collaborazione del partinicese Giuseppe Patti. Parlando della Real Cantina non si può non citare Felice Lioj, Intendente della Real Commenda e profondo conoscitore della vinificazione del territorio e figura centrale nella realizzazione della stessa. Nacque come “Incantina di vino, liquori ed olii” con annesso “fondaco bettola e locanda”, costituiva il centro di raccolta e di vendita dei prodotti dell’Azienda reale, ma allo stesso tempo era un punto di riferimento per i proprietari delle masserie, ricadenti nella mensa arcivescovile di Monreale per il pagamento dei canoni fiscali. Sarebbe bello che questa struttura venisse valorizzata e sfruttata maggiormente, data anche la vicinanza a Palermo.
Prima di parlare della degustazione vogliamo spendere due parole su Slow Food. Si tratta di un’associazione no profit internazionale che con il motto “Buono, Pulito e Giusto” si impegna a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti. Tutto questo viene fatto, in modo concreto, ad esempio, con l’istituzione dei Presìdi che sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione, salvano dall’estinzione razze autoctone e varietà di ortaggi e frutta. Proprio in quest’ottica è nato l’evento di ieri, con l’obiettivo di valorizzare e richiamare l’attenzione su quello che è un prodotto unico della tradizione Partinicese, ovvero la “Cassatedda di Ciciri”. Non è stata la classica degustazione ma un’occasione di confronto anche sociale e politico sulla realtà di Partinico, infatti, vi erano presenti anche il sindaco ed altri rappresentanti dell’amministrazione.
Il menu proposto è stato ideato per preparare il palato al gran finale, rappresentato proprio dalla Cassatedda. State attenti a non chiamarla Cassatella! Si rischia di confonderla con altre tipologie di dolci e di scatenare le ire dei Partinicesi che più volte durante la serata hanno ripreso in modo goliardico gli ospiti presenti; giustamente loro sono i primi guardiani di un’importante tradizione che passa anche dal nome.
Abbiamo iniziato con una Vellutata di ceci con erbette di montagna (ortiche, borragine, cardella), polvere di carota, crostini di pane di Tumminia, finocchietto selvatico e olio Evo. Un piatto semplice nei sapori e nell’aspetto ma buono e nutriente, perfettamente coerente con la filosofia Slow Food.
Abbiamo proseguito con un riso Ribe siciliano alle erbette spontanee, guanciale di suino nero, semi di zucca tostati, ricotta di Cinisara liquida e crumble di panlimone. Ancora una volta le vere protagoniste del piatto sono state la natura e la ricerca dei migliori ingredienti, quasi a Km 0. Lo chef Gioacchino Di Franco, che ha realizzato sia l’antipasto che il primo, ha raccontato proprio questa ricerca delle migliori materie prime locali per la realizzazione dei piatti.
Eccoci al momento topico della serata: sua maestà la Cassatedda di Ciciri, realizzata dal Maestro pasticcere Paolo Antico. Intanto facciamo un plauso per la presentazione del piatto che consisteva nella Cassateda accompagnata da tutti gli ingredienti che la compongono in purezza. Originale e ludica quest’idea che ci ha permesso di assaggiare prima le varie componenti della ricetta e poi il dolce finito. Gli ingredienti che la compongono sono: ceci Sultano biologici, miele di Ape nera Sicula, cioccolato fondente, spezie, zucchero aromatizzato alla cannella, zuccata, olio Evo per la frittura.
Questa non è la ricetta tradizionale ma è stata rivista in ottica Slow Food, da qui l’introduzione dell’Olio Extra Vergine d’Oliva per la frittura, la riduzione dello zucchero e l’introduzione del miele, l’utilizzo dei ceci biologici, ecc… affinchè il dolce non fosse solo buono ma anche sano. Slow Food Palermo insieme al sostegno del comune di Partinico ha intenzione di creare un disciplinare riguardante la Cassatedda per farla divenire un presidio, così da essere tutelata, valorizzata e fatta conoscere sia nel territorio siciliano, che in quello oltre lo stretto.
Cosa dire, un sapore piacevolmente insolito, non conoscevamo questo dolce e ne siamo rimaste colpite.
Tutti i piatti sono stati abbinati ai vini biologici dell’azienda Cossentino, anch’essa di Partinico. In ordine di assaggio, abbiamo degustato il loro Gadì Alcamo Doc bianco, realizzato con uve 100% Catarratto. Un vino dal colore paglierino con riflessi verdolini, al naso risulta fruttato e delicato mentre al gusto è armonico e fresco. Poi abbiamo gustato il loro Lioy Igt Sicilia, il cui nome è proprio un omaggio a Felice Lioy di cui parlavamo prima. Un rosso limpido, dal color rosso rubino con riflessi violacei; all’olfatto troviamo note di violetta, ciliegia matura, marmellata, ha un naso fruttato e floreale molto equilibrato; all’assaggio, invece, è morbido, corposo ed avvolgente.
Abbiamo concluso con il Muscarò, Moscato delle Rose, nato da una sperimentazione dell’azienda condotta su diverse varietà di Moscato autoctone. È un vino limpido, con una consistenza interessante e note granate. All’olfatto è intenso e complesso, con sentori di rosa, arancia, marmellata di lamponi, uva passa, miele e tabacco biondo. Al sorso è dolce, elegante e persistente, con aromi di arancia candita, albicocca; è un vino intenso, persistente, equilibrato ed armonico.
Conclusa la cena, proprio mentre stavamo uscendo dalla Real Cantina Borbonica il nostro sguardo è stato catturato da un vicino spazio dedicato ai Pupi siciliani. Un’altra scoperta, l’Associazione Culturale Nino Canino, Maestro Puparo. Qui abbiamo conosciuto la figlia Laura, che ci ha raccontato la storia della sua famiglia (ben quattro generazioni di maestri pupari) e mostrato alcuni Pupi storici, insieme a copioni ed attrezzi del mestiere risalenti anche all’800. Una tradizione antichissima e nobile quella dell’Opera dei Pupi Siciliani, riconosciuta anche dall’Unesco che l’ha inserita tra i patrimoni da salvaguardare.
Ancora una volta ci rendiamo conto di quanto il nostro paese e la nostra regione, in primis, siano ricchi di storia, cultura ed ovviamente gusto. Vi invitiamo a visitare Partinico e a non dare mai nulla per scontato, proprio dove non lo immaginiamo si nascono dei meravigliosi tesori!