Ci sono infinite occasioni per sorseggiare un buon cocktail e tra queste, una delle mie preferite è il pranzo. Se poi il pranzo in questione è con la tua migliore amica in una calda giornata di settembre la scelta cade quasi sempre su un grande classico che ultimamente è rimasto nell’ombra. Si chiama GARIBALDI è uno dei cocktail più antichi ed ha inequivocabilmente a che fare con l’eroe dei due mondi, divenuto celebre per aver combattuto la dominazione straniera del suo paese, per la celebre Spedizione dei mille e per avere soggiornato praticamente ovunque da Bassano del Grappa a Caropepe Valguarnera.
Non ho mai nutrito simpatia per l’eroe nazionale, lo stesso non può dirsi del corroborante e omonimo cocktail.
Torniamo all’origine del nome: il Garibaldi è dedicato all’Italia unita, simboleggia l’unione tra nord e sud e su questo non ci piove.
C’è chi lo ricollega al colore delle casacche garibaldine chi ai due ingredienti che lo compongo il Campari e il succo d’arancia. Le arance simboleggiano la Sicilia, il bitter Campari il Piemonte (o comunque il nord).
Sulle arance niente da dire, le amiamo e le conosciamo tutti e sono da sempre il simbolo succoso e colorato del sud d’Italia. La storia del Bitter Campari non è esattamente nota a tutti e merita quindi un breve excursus.
La sua prima formulazione avviene a Novara, dove veniva servito in un piccolo caffè “Il bar dell’Amicizia” che nel 1860 fu acquistato da Gaspare Campari, il quale, negli anni a seguire ideò e perfezionò la ricetta, che da allora è rimasta invariata per diventare il bitter più famoso al mondo.
Campari aprì poi un celebre caffè in quel di Milano, il Caffè Campari, motivo per il quale Campari è ormai quasi sinonimo di Milano.
Ma che cosa è un bitter? Il bitter, che in inglese significa amaro, in origine è una soluzione, alcolica, contenente bacche, radici, spezie ed altri elementi vegetali, con contenuto zuccherino molto ridotto. Destinato originariamente a scopi medici grazie alla capacità dell’alcool di estrarre e conservare i principi attivi contenuti nelle botaniche divenne col tempo un pilastro nel mondo della miscelazione.
Ma torniamo al cocktail e alla sua ricetta. Semplice da preparare ma mai scontata, prevede:
45 ml Campari
60 ml Succo di arancia
ghiaccio
La sua tecnica di preparazione è nota come Build over ice e consiste come suggerisce il nome, nell’aggiungere un ingrediente dopo l’altro direttamente nel bicchiere, senza necessità dello shaker o mixing glass: prima il ghiaccio, poi l’ingrediente non alcolico (il succo d’arancia) e infine l’ingrediente alcolico (il bitter Campari) mescolare con un bar spoon ed il cocktail è servito.
Il suo bicchiere d’elezione è l’Old fashioned (che prende il nome dall’omonimo cocktail) o in alternativa un tumbler basso ma il trend degli ultimi anni ha un pò scompaginato le regole: calici, tumbler alto, Highball, Collins… ma mai e dico mai accettarlo se servito nei barattoli della Bormioli Rocco, che per carità saranno pure carini ma vanno bene solo per le conserve e la caponata della mamma.
In un afosa mattina di un sabato palermitano, mi trovavo quindi a pranzo con la mia migliore amica e vuoi il caldo vuoi che a tavola di rito bevo sempre qualcosa di alcolico, mi viene in mente di richiedere un Garibaldi.
La location è un nuovo locale del centro storico che si chiama Botanico Bar e a parte l’uso del calice che non è esattamente il bicchiere d’ordinanza, il Garibaldi è ben equilibrato, fresco e saporito anche grazie all’uso del succo d’arancia fresco. La scelta ha un successo tale che la mia amica, neofita nel mondo dei cocktail alla luce del sole, lo apprezza al punto da ordinare due di fila.
Il piacevole long drink si abbina perfettamente al crostone con salmone affumicato che ho ordinato per il pranzo, ma si sposa benissimo anche con primi di pesce e una buona paella mista.
Così la rossa bevanda ci distende ma non ci stende e anzi diventa il gusto supporto per quattro chiacchiere e due confidenze in stile Carrie Bradshaw ma in Vicolo dei Corrieri.
Occhio sempre alla quantità… il Garibaldi pur non essendo un cocktail strong ha comunque una buona base alcolica (il Campari ha infatti un grado alcolico 25%).
Sembra una bevanda innocente e da tante gioie anche a livello digestivo ma se trasportate dalla conversazione e dal caldo asfissiante vi lasciate prendere la mano, potreste anche ritrovarvi sulle coste di Marsala con una orripilante casacca rossa senza averne capito una mazza.