Un paio di sere fa ho (ri)bevuto una delle mie etichette del cuore.
La prassi è più o meno la stessa…
Stappo la bottiglia, porto il tappo al naso, verso il vino nel calice e aspetto un pò…
Nel frattempo lo faccio roteare in modo da farlo ossigenare, lo guardo, me lo godo un pò…lo osservo in controluce per notare tutte le sue sfumature di colore…
Avvicino il naso al calice e chiudo gli occhi. Ne sento il profumo…”si, è proprio lui” penso.
E’ un pò come quando si abbraccia la persona del cuore e si inspira forte per sentirne il profumo.Il suo personalissimo profumo.
Ne assaporo un sorso, lo gusto, lo riassaggio e solitamente collego sempre in modo automatico un ricordo, un’idea, un pensiero, un’immagine.
L’etichetta di cui vi voglio parlare è “Clos de Cartesan” della cantina Les vieux Joseph di Ilaria Bavastro.
Ilaria è una ragazza di 39 anni che dal 2009 cura i suoi vigneti in montagna nei pressi di Aosta (esattamente sulla riva sinistra della Dora Baltea, affluente del Po che tocca per 169km la Valle D’Aosta).
Ilaria lavora i suoi 2 ettari di vigneto ad alberello in maniera totalmente artigianale, per scelta personale e per la conformazione naturale del territorio dove produce.
I vigneti qui sono impiantati su terreni morenici in quanto questa zona è stata un tempo un grande ghiacciaio, su terrazzamenti ripidi e scomodi nei quali sarebbe impossibile utilizzare macchine.
Per questo motivo si parla di viticoltura eroica.
Su questo sfondo nasce un rosso che sa di magia e di liquirizia, un rosso di corpo ma con un tannino molto dolce, elegante. Un vino morbido, avvolgente, un colore violaceo e denso…
Ilaria coltiva uve autoctone e crea Clos de Cartesan da Petit rouge (questo grappolo è caratterizzato dai piccoli acini, da cui prende il nome “petit”), Nebbiolo, Ciliegiolo, Barbera, Fumin (bacca autoctona ricoperta da una sorta di polvere azzurra dalla quale pare che prenda il nome “fumin”=affumicato) con 30 giorni di macerazione sulle bucce e 24 mesi di affinamento, per l’80% in acciaio e per il 20% in barrique di Rovere.
Le viti sono centenarie per cui producono pochissimi frutti ma di grandissima qualità per un totale di 4.500 bottiglie annue.
Nonostante l’asprezza di questi luoghi “Quando arrivo qui mi mi cambia l’umore:c’è serenità, è come una terapia” dice Ilaria.
La “Primavera” di Botticelli è una tra le mie opere preferite.
Dipinta da Sandro Botticelli nel 1478 per la villa di Lorenzo De Medici, La Primavera è oggi una delle opere più conosciute al mondo.
L’ambientazione dell’opera è un bosco vivace, in un prato verde e ricco di fiori e piccoli frutti, con alberi dalle fronde piene di aranci.
L’opera va letta da sinistra verso destra e comincia con la scena di Zefiro che insegue Flora (figlia di Zeus che governa le porte del cielo facendo entrare e uscire le stagioni).
Flora rimane incinta di Zefiro e si trasforma nella Primavera, interamente vestita di fiori. Accanto a lei,Venere che si trova al centro dell’opera, quasi come fosse all’interno di una nicchia.
Cupido le si trova sopra ed è intento a scagliare la freccia su di una delle tre grazie che danzano armoniose vicino a Mercurio (vento di primavera) che scaccia via le nubi dell’inverno col caducéo, simbolo di pace.
Tutti i personaggi dell’opera sembrano susseguirsi l’uno dopo l’altro dando un senso di dinamismo, tutto scorre su una sorta di piano sospeso, i personaggi sembrano non avere peso e fluttuare in quest’ambientazione surreale.
Tutti i dettagli sono curati, i fiori sembrano essere impalpabili, i colori sono vivi, le vesti delle tre Grazie sono leggere, fluttuanti nell’aria.
Quando ho bevuto per la prima volta Clos de Carteson ho pensato:
“E’ come ricevere una carezza…anzi no, è un soffio caldo, come quelli di metà primavera”.
Ecco… per me Clos de Carteson è il mio Mercurio che soffia via le nubi invernali e allo stesso modo ha il potere di soffiare via dalla mente le nubi e lasciare il cielo sgombero, pulito, di nuovo limpido.
Il vino è una delle più belle opere d’arte che l’uomo produce e come le opere d’arte va trattato, sopratutto quando nasce in determinati territori e in determinate condizioni.
Grande Ilaria, grande il suo lavoro e grandi i suoi vini.
Cheers! 🙂