Oggi vi raccontiamo una delle nostre ultime, e più piacevoli, esperienze. Di recente, siamo andate a visitare la cantina Dei Principi di Spadafora, Contrada Virzì, Monreale (PA). Non è stata la prima volta per noi che eravamo già state qui durante l’iniziativa “In Viaggio Tra i Filari”. Come la scorsa volta la sensazione immediata è stata quella di pace.
Un luogo, infatti, distante dalla città, immerso nel verde delle campagne, dove il tempo, sembra, scorrere lento seguendo ancora i ritmi della natura. Luminosa, moderna e panoramica, la sala degustazione nella quale siamo state accolte in occasione del pranzo a cui siamo state invitate e che è stato davvero memorabile!
Una cantina importante per la sua storia vinicola e per quella della sua famiglia. Spadafora è una nobile famiglia siciliana la cui storia risale addirittura al 1230. Nei secoli, gli esponenti di questa importante famiglia, hanno ricoperto cariche di spicco durante il Regno delle Due Sicilie ma anche fuori dall’Italia, in alcuni stati europei.
Il fondatore dell’azienda agricola è don Pietro dei Principi di Spadafora, che riceve in eredità la tenuta dallo zio Michele De Stefani, valente agricoltore ed allevatore di cavalli da corsa. La tenuta subisce parecchi danni durante il terremoto del 1968 che colpì la Valle del Belice (le vasche e la cantina sono precedenti a questo) ma don Pietro si impegna sia nella ricostruzione che nella riqualificazione dell’azienda, rivalutando i vigneti autoctoni e portando in Sicilia vigneti alloctoni destinati alla nascita di vini di qualità.
Oggi, l’azienda viene portata avanti da Francesco Spadafora, figlio di don Pietro, sposato con la moglie Claudia, affiancato dalla figlia Enrica.
Francesco Spadafora ci ha raccontato l’inizio della sua passione per il vino e della sua attività di produttore vinicolo. Tutto partì nell’estate del 1988, quando Spadafora decise di trasferirsi a Virzì per occuparsi delle vigne. Fu questo il momento esatto in cui nacque la grande passione di Francesco Spadafora per l’uva e per il vino, passione che lo porta ancora oggi ad esportare i suoi vini ed il suo territorio nel resto d’Italia e nel mondo. Come sottolinea, uno degli aspetti più belli della produzione di vino è quello di entrare in contatto con le persone.
Ma andiamo con ordine. Fondamentale è, per la famiglia, la riconoscibilità di ogni singola bottiglia prodotta. Questo non significa che i loro vini siano migliori o peggiori ma semplicemente diversi dagli altri. Secondo Spadafora, il merito di tutto ciò è della terra. Ed a questo proposito, ci ha raccontato che quando in Sicilia si produceva solamente vino sfuso che veniva acquistato ed utilizzato come vino da taglio, i vini di questo territorio avevano un prezzo più alto, 10 lire in più rispetto agli altri perché qui si producevano, già allora, vini di sostanza che permettono di giocare su grado alcolico, momento di raccolta, ecc… per questo è necessaria non solo la conoscenza del territorio ma di tutto quello che avviene in quel determinato territorio in modo da creare varianti e vini unici.
L’avvio della produzione vinicola avvenne inizialmente sfruttando la cantina sperimentale. Diego Planeta, allora presidente dell’Istituto Vite e Vino piantò una ventina di campi sperimentali in giro per la Sicilia. L’uva, frutto di questi campi, doveva essere trasformata in vino per vedere le potenzialità del territorio siciliano. Nel 1989 ci fu la prima vendemmia sperimentale fatta con Carlo Corino (allora enologo di Planeta), fatta da Settesoli, sempre di proprietà della famiglia Planeta. In seguito, nacque l’esigenza di trovare un posto neutro. A questo punto, la famiglia Spadafora si offrì e ristrutturò una parte della cantina, quella che era la sala macchine e lì cambiò non solo la storia della famiglia ma quella dell’enologia sicula. Infatti, nel 1990 ci fu la svolta e da lì l’inizio della storia del grande vino siciliano. Quello che è mancato in questa prima fase, sempre secondo Francesco Spadafora, è stata la volontà politica di imporsi e di segnare una mappatura dei territori siciliani. D’altronde, grazie ai campi sperimentali, era già stata fatta una zonazione regionale per cui era chiaro e semplice stabilire, in quali determinate aree fosse meglio coltivare un vitigno specifico. Con questa operazione avremmo potuto avere una zonazione per varietà unica in Italia.
Principi di Spadafora non ha solo alle spalle una storia importante ma ha anche una chiara filosofia di produzione. Per produrre vino bisogna essere agricoli che significa avere una relazione particolare con la terra; immedesimarsi nella fatica che fa una pianta a rigenerarsi ogni anno e trovare, quindi, un terreno adatto a quella determinata uva, piuttosto che a quella determinata pianta, un’esposizione ed un’altitudine ideali. Conoscere il proprio territorio e cercare di “risolvere” quello che la natura crea, adeguandosi anche alle anomalie dovute ai cambiamenti climatici. Non tutte le uve vanno bene ovunque. Infatti, ci racconta di un suo Nero D’Avola che per tanti anni è stato coltivato con discreti risultati, fin quando non è stato spostato in un altro terreno ed è riuscito ad esprimersi al meglio.
Vino non solo come piacere ma anche come esercizio mnemonico. Difatti, il vino è anche memoria, ad esempio durante una loro recente verticale, hanno fatto provare un Sole dei Padri del 2002. Un vino prodotto ben 17 anni fa che ha spinto, anche coloro che l’hanno assaggiato ad andare indietro nel tempo ed a rivivere gli anni trascorsi.
95 ettari di vigneto suddivisi su una proprietà di 180 ettari ad un’altitudine variabile tra i 200 e i 400 metri sopra il livello del mare, così è composta la casa cantina dei Principi di Spadafora.
La prima bottiglia venne prodotta nel 1993 e fu il Don Pietro rosso, in memoria del padre di Francesco Spadafora. Da allora la produzione non si è mai fermata ma si è ampliata continuamente fino ad oggi. La gamma attuale di prodotti comprende lo spumante Enrica Spadafora (dedicato alla figlia e fidata collaboratrice), il Don Pietro rosato, la vendemmia tardiva Amnesia, cinque bianchi, e sette rossi e spaziano tra vitigni autoctoni ed alloctoni, tutto prodotto in biologico.
Prima di continuare a raccontarvi la storia della loro cantina, faremmo una piccola pausa, un break, per mostrarvi l’accoglienza offerta ed il pranzo che hanno organizzato per farci vivere una giornata indimenticabile in mezzo alla natura ed alla bellezza.
L’antipasto proposto dal principe Francesco (gentil uomo, vignaiolo ed abbiamo scoperto con grande felicità, anche cuoco!) è stato una Crema di cipolle con nocciole americane e una polpetta di zucca con pan grattato aromatizzato allo zenzero.
Siamo passati al primo con le Linguine di farro, con salsa fresca, melanzane fritte e crema al sedano. Squisite! In abbinamento il Siriki bianco del 2015, da uve Grillo provenienti da un unico vigneto.
Arriviamo ai secondi, uno di pesce ed uno di carne per non farci mancar nulla! Sgombro alla griglia con riduzione di arancia e maggiorana abbinato con il Principe N 2017, un Nero d’Avola in purezza…
… per poi passare alla tartare di Scottona con straccetti infarinati aromatizzati con aceto balsamico servita con il Schietto Nero d’Avola 2013 sempre in purezza.
E per finire, al posto del solito dolce, abbiamo avuto il piacere di degustare un semplice ma buonissimo Uovo all’occhio di bue con bottarga, sorseggiando il Siriki rosso del 2014 senza solfiti da uve 100% Syrah.
Come concludere in bellezza questa giornata? Beh Francesco e Enrica hanno pensato proprio a tutto, regalandoci un piccolo box di latta con dentro una versione mini (diremmo da borsetta ahah ) dell’olio extra vergine Nocellara che producono, un uovo del loro pollaio per una frittatina veloce ed una composizione vegetale fatta dalla menta e dal peperoncino del loro orto.
Un’azienda moderna ma con radici ben ancorate in un territorio ed in un’isola speciale che è la nostra Sicilia, che li vede ambasciatori fieri e capaci di esportare vini unici in tutto il mondo. Tutto questo è Principi dei Spadafora ma per comprenderne appieno il fascino andate a trovarli, ne varrà la pena!